Finanza e ricchezza: raccontare la realtà

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Sui social i contenuti legati all’educazione finanziaria si riducono spesso a vuoti messaggi pseudo-motivazionali che fanno leva sul successo dei soliti noti. La realtà da raccontare e da ricercare, però dovrebbe essere diversa.

Gli algoritmi delle piattaforme sociali mi hanno profilato come un utente interessato ai temi finanziari. Così, mi imbatto in profili social che dichiarano di occuparsi di educazione finanziaria e finanza personale. Profili che generalmente diffondono nozioni base o al più formazione travestita da consulenza.

Tranne per alcune valide eccezioni, la maggioranza di questi profili (community, formatori-guru e pseudo esperti di trading), utilizza lo stesso schema per stimolare all’azione il proprio pubblico:

– ti forniscono un modello di riferimento al successo
– ti persuadono che sei distante da quel modello
– ti sollecitano ad essere e a fare qualcosa per replicare o avvicinarti al modello proposto

L’aspettativa subliminale è quella di uguagliare il modello del successo. Un traguardo da festeggiare brindando con un cocktail shakerato a base di ricchezza, popolarità e riscatto personale.

Magari sancito con un bel selfie da postare su Instagram con il sedere appoggiato ad una Ferrari rossa fiammante.

Il modello di riferimento

Per rappresentare il modello di riferimento al successo, questi profili citano personaggi molto ricchi e famosi, che attraverso un percorso irto di ostacoli hanno vinto la loro battaglia sbaragliando tutti e tutto, fino ad arrivare alla vetta del loro successo personale, riconosciuto da un vasto pubblico.

Quelli che vanno per la maggiore sono le solite icone a stelle e strisce del business o della finanza: Jeff Bezos, Bill Gates, Warren Buffett, Ray Dalio, Elon Musk, etc.

Non mancano anche personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo, menzionati più per i loro contratti milionari, piuttosto che per le loro performance professionali: Ronaldo, Messi, Michael Jordan, Ed Sheeran, Rihanna e via dicendo.

Tutto è presentato in un panino virtuale di poche immagini e parole.  Le due fette di pane sono i momenti temporali del passato e del presente: la condizione iniziale di normalità o di privazione, e quella finale, coincidente con il picco dell’agognato successo. In mezzo: il principio ispiratore, la regola di comportamento, la narrazione motivante che va tenuta a mente.

Il messaggio è reiterato all’infinito, declinato in salse grafiche e ciliegine motivazionali da cugino esperto, che ammiccando ti mette nella mano una moneta a due facce.

La faccia visibile ti dice: “applica lo stesso principio, regola o comportamento mostrato, così arriverai al successo”.

Quella nascosta ti sussurra: “anche loro sono partiti da zero come te, se ce l’hanno fatta loro, puoi farcela anche tu”.

Travestiti da esperti, questi profili aspirano ad “insegnare” economia e finanza per il conseguimento di mirabolanti risultati. I due costrutti illusori su cui tutto si fonda sono:

1)    educazione finanziaria = ricchezza finanziaria
2)   finanza personale = successo personale

Entrambi, però, non rappresentano la realtà. Ed è per questo che i risultati attesi, da chi si illude nell’inseguirli, troppo spesso non arrivano.

Cosa sono l’educazione finanziaria e la finanza personale?

Personalmente, definisco l’educazione finanziaria come un percorso di formazione e autoformazione per l’acquisizione di principi, concetti e strumenti, utili a capire come l’economia e la finanza regolino la società di cui siamo parte. Per comprendere gli effetti che esse hanno, hanno avuto e avranno nella nostra vita.

Le scelte di comportamento economico e finanziario nella nostra sfera privata rientrano così nella definizione di finanza personale (o meglio: gestione finanziaria personale). Ne consegue che, se tali scelte di finanza personale vengono prese con un buon livello di educazione finanziaria, la gestione dei rischi economici e finanziari a cui tutti noi siamo esposti, può risultare più facile e gestibile.

Una metafora per due definizioni

Per poter conseguire la patente di guida si devono raggiungere un livello minimo di conoscenza e di pratica che dovranno essere verificati con due esami distinti.

L’educazione finanziaria è come il percorso teorico di scuola guida: si apprendono le regole del codice della strada (i diritti, i doveri, i limiti, la segnaletica, le modalità di comportamento), ma anche aspetti tecnici di base per capire il funzionamento di un veicolo a motore.  Passare il solo esame di teoria non ci consente però di essere abilitati alla guida, poiché è necessario applicare quanto appreso nella pratica, nella vita reale.

La finanza personale, invece, si può considerare come la guida vera e propria: è la fase di passaggio dalla teoria alla pratica che l’istruttore ci aiuta a padroneggiare. L’obiettivo è raggiungere un livello sufficiente di guida in autonomia per passare l’esame di pratica.

Anche in questo caso però, essere in grado di governare un veicolo a motore, non è sufficiente per essere abilitati alla guida, poiché è obbligatorio che questo avvenga secondo regole definite e condivise, per garantire efficienza e sicurezza. Regole che vanno apprese su base teorica e ricordate sempre.

Così, per ottenere un’ipotetica “patente di guida finanziaria”, dovremmo conseguire un buon livello sia di educazione finanziaria (conoscenza teorica), sia di finanza personale (comportamento).

Questo livello abilitante, ci consentirebbe di stare alla guida delle nostre scelte economiche senza causare incidenti che possano mettere a repentaglio la sicurezza nostra e degli altri.

Attenzione: così come ottenere la patente di guida non ci rende piloti di Rally o di Formula 1, anche raggiungere un livello sufficiente di educazione finanziaria e gestione finanziaria personale non ci rende né imprenditori illuminati alla Richard Branson, né campioni di investimento alla Warren Buffett.

Alimentare la propria motivazione aspirandosi solo a modelli fuori scala, più unici che rari, è come confondere l’esame di scuola guida con un gran premio. Rischia di diventare doping mentale da dilettanti: inutile e dannoso.

L’intelligenza non consiste soltanto nella conoscenza, ma anche nella capacità di applicare la conoscenza alla pratica.

Aristotele – da “Metafisica”

Definire cos’è il successo

I coach dicono che per ottenere i cambiamenti che desideriamo è opportuno definire degli obiettivi da raggiungere. Questi obiettivi, raggiunti di volta in volta, disegnano il percorso di vita che ci porta al “nostro” successo.

Come spiegò Steve Jobs nel suo discorso alla Stanford University, col tempo tutto diventa chiaro, unendo a ritroso i puntini delle nostre scelte (oddio: anche Aristotele si espresse a riguardo, ma non avendo inventato l’iPhone né vivendo in Silicon Valley, risulta ad oggi meno attendibile).

La definizione di successo però è soggettiva, perciò: prima siamo in grado di comprendere cosa significa veramente per noi quel concetto, più saremo immuni dai modelli di riferimento prêt-à-porter che ci vengono proposti.

Il successo è quindi ricchezza? È fama? È potere?

Personalmente, non credo che si possa definire il successo solo con queste dimensioni, ma anche se lo fosse, sarebbero definizioni troppo generiche per farci qualcosa. Se il successo è un traguardo da raggiungere, è necessario definirlo.

Quanto vuoi essere ricco? Per chi vuoi essere famoso? Quale potere vuoi detenere? E soprattutto entro quando tutto questo dovrà accadere?

La domanda da porsi è semplice: come descrivo il successo che voglio raggiungere?

“Successo” è il participio passato del verbo succedere, quindi sancisce che qualcosa è accaduto in un dato momento. Ora tutto diventa più semplice: possiamo definire il successo come qualcosa che vogliamo accada nella nostra vita, un effetto da ottenere dove noi risultiamo la causa primaria che lo ha generato.

Ecco perché, per trasformare un generico desiderio come: “Voglio diventare ricco” o “Voglio diventare famoso”, in un obiettivo concreto da perseguire, è necessario che questo venga correttamente definito.

Formulare obiettivi “intelligenti”

Nel 1954, Peter Drucker, famoso consulente e formatore, sviluppò il metodo SMART: un metodo per definire gli obiettivi, come aspetto essenziale della sua filosofia di gestione aziendale MBO (Management by Objectives).

Il metodo di Drucker stabilisce che un obiettivo è smart (intelligente), se risponde a 5 criteri essenziali. Le iniziali di questi criteri formano, in lingua inglese, proprio l’acronimo S.M.A.R.T.

S = Specifico (Specific), l’obiettivo va formulato in termini specifici e comprensibili: non il vago “vorrei dimagrire”, ma “voglio perdere 5kg”

M = Misurabile (Measurable), l’obiettivo deve poter essere misurato nel suo raggiungimento e nel suo risultato finale: “voglio perdere 5kg di massa grassa”

A = Raggiungibile (Achievable), l’obiettivo deve essere formulato in maniera coerente con le possibilità personali (anche sfidanti) di poterlo conseguire: “voglio perdere 5kg di massa grassa dal mio peso attuale di 80Kg”

R = Realistico (Realistic), l’obiettivo deve essere concretaemente definito e realizzabile nella realtà oggettiva e personale:  “voglio perdere 5kg di massa grassa dal mio peso attuale di 80Kg, seguendo una dieta ipocalorica fornita da un nutrizionista e 4 ore di attività fisica alla settimana”

T = Temporizzabile (Time-based)

“In 3 mesi, voglio perdere 5kg di massa grassa dal mio peso attuale di 80Kg, seguendo una dieta ipocalorica fornita da un nutrizionista e almeno 4 ore di attività fisica alla settimana”

Quindi, il generico desiderio iniziale “vorrei dimagrire” si è trasformato in un obiettivo correttamente formulato, che contiene già elementi di programmazione per il suo conseguimento.

È opportuno aggiungere che qualsiasi obiettivo, non potrà essere conseguito se risulta distante dai propri valori. Gli obiettivi che ci poniamo devono essere ecologici, cioè coerenti con la nostra identità e le nostre credenze.

Così, quando l’obiettivo viene raggiunto: è “successo” ciò che si voleva accadesse. Il successo sarà stato ottenuto, sia da un punto di vista oggettivo, sia da un punto soggettivo e quindi esperienziale. È proprio questa dimensione di esperienza emotiva di crescita, che accompagna il raggiungimento di qualsiasi obiettivo, ciò che ognuno di noi chiama “successo”. Chiunque: io, mia zia, Bill Gates ed Elon Musk.

Salumiere sotto casa

Ispirarsi a qualcuno da vicino

Sono sicuro che tra i miei studenti ci sia stato qualcuno che ha voluto intraprendere il percorso di studi in finanza per poter diventare “ricco”, o perlomeno per perseguire il mito della “libertà finanziaria”.

Situazioni di insoddisfazione, di necessità di riscatto, di rivalsa nei confronti di qualcuno, sono sempre sentimenti che spingono a fare e che stimolano all’azione. Se per partire, però, si ha bisogno di qualcuno a cui ispirarsi, il mio consiglio è di trovare il modello giusto tra coloro che possiamo osservare più da vicino, di cui possiamo vederne non solo i pregi, ma anche i difetti.

Basta però con: gli Steve Jobs, i Warren Buffet e i Jack Ma!

Ormai, sono solo i rappresentanti inconsapevoli di una narrazione patinata diventata epica: dove le scelte di uomini normali con limiti terreni, sono diventate le gesta di eroi idolatrati come semidei.

Credo che per ispirarsi non si debba essere abbagliati dalla enorme grandezza dei risultati di pochi fuoriclasse, spesso troppo grandi e troppo legati a contesti di tempo e spazio non ripetibili nella propria realtà. Ma sia indispensabile osservare e ammirare la qualità dell’approccio, dei metodi e della disciplina, di coloro che “funzionano” vicino a noi, nel contesto di vita in cui si agisce, perché proprio loro stanno vincendo con le stesse nostre regole.

Aprendo bene gli occhi potremo scorgere che il salumiere sotto casa, è lì da 30 anni nonostante la crisi, e ha da insegnarci più di Sir Richard Branson ignaro di noi nella sua villa alle Isole Vergini; o che quel prete torinese che parla di generosità, snocciola “pensiero” molto meglio di Ray Dalio.

Gli inaffidabili furbacchioni

Così, non potranno che risultarci inaffidabili, quei furbacchioni che per ricevere la nostra attenzione (e magari venderci qualche corso) fanno leva sulla narrazione delle vicende dei fuoriclasse di settore, lasciando intendere a noi di essere come loro. Come se Bill Gates o Jeff Bezos fossero arrivati là, dove tutti li ammirano, grazie ai “10 segreti per diventare ricco col trading”, riassunti nell’omonimo ebook in sconto solo per oggi al 50%.

Ho provato a spiegarlo prima: la dimensione del successo non è solo conseguimento, ma esperienza. È il processo pratico ed emozionale per compiere un percorso da A a B: dove A è l’inizio e B è l’obiettivo da perseguire, che abbiamo correttamente formulato.

Così l’esperienza fatta potrà essere raccontata, ma per chi la ascolta non potrà mai essere vissuta completamente, semmai solo immaginata. E più si prova a condensarla in principi, comandamenti o “segreti”, più la si renderà inefficace come lezione utile agli altri, perché verrà svuotata degli elementi emotivi che la rendono comprensibile in modo empatico.

Salumiere sotto casa

Conclusioni

Il contenuto di questo articolo potrebbe sembrare distante dal mio intento di diffondere principi di educazione finanziaria, ma non è così. È scaturito scorrendo con il pollice il feed di Instagram: una cascata di post fotocopia con l’ufficio sgarrupato di Jeff Bezos del 1999 o l’ultima massima di Ray Dalio. Ho immaginato tanti giovani e meno giovani dietro quei tanti “mi piace”.

Lavoro nella finanza e adoro il mio lavoro. Conosco questo mondo e anche le sue complicazioni. E posso confermare che nonostante non sia certo un settore povero, la maggior parte di quelli che ci lavorano, non hanno lo yacht ormeggiato a Portofino, né tantomeno fanno i selfie appoggiati alle Ferrari. Così come non ho mai visto gli imprenditori miei clienti, telefonarmi da una piscina a Dubai.

Non si tratta di disilludere nessuno, ma da ex ciclista ho imparato una banale lezione: per salire fino in cima al Sestriere, dove le aquile staccano il volo, bisogna far una gran fatica e pedalare tanto, anzi… tantissimo.

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Giovanni Cuniberti

Giovanni Cuniberti

Consulente finanziario fee only, Esperto di mercati Docente a contratto dell'Università di Torino

Il mio obiettivo è aiutare le persone ad avere maggiore consapevolezza dei propri investimenti.
Mi impegno per la diffusione di una cultura finanziaria utile alla serenità delle famiglie e affianco i miei clienti nelle decisioni di investimento a protezione e difesa dei loro patrimoni.