In Italia l’inflazione (non) esiste

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I 1400 miliardi di euro fermi sui conti correnti e sui conti deposito confermano che in Italia l’inflazione non esiste. Altrimenti gli “scaltri” italiani agirebbero di conseguenza, investendo i propri risparmi. Oppure no?

Cristoforo Colombo, Leonardo da Vinci, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi. Noi Italiani siamo pieni di inventori e scopritori che hanno fatto la storia.

Eppure, c’è ancora un mistero che non siamo riusciti a risolvere: il complicatissimo mistero dell’inflazione.

Ne ho avuto prova l’altro giorno sul treno ascoltando una vivace conversazione tra due signori sui sedili accanto al mio.
Questi due signori sulla cinquantina discutevano di dove fosse meglio investire i loro soldi. Ad un certo punto uno dice all’altro:

– Comunque il miglior investimento rimane sempre il mattone, passano gli anni, ma hai sempre qualcosa in mano. Mio padre me lo ripeteva sempre “pane e mattone…”

L’altro annuisce concorde e aggiunge:

– Ho comprato il mio appartamento 20 anni fa a 290 milioni (di lire), adesso, con mia moglie, volevamo spostarci dove vive mia figlia che si è appena sposata e l’ho messo in vendita. Il perito me lo ha valutato 180 mila euro, in 20 anni ho guadagnato il 20% nonostante il prezzo delle case sia crollato

Mi trattenevo dal non intervenire, ma il mio cervello aveva già fatto il conto:

  • dal 2000 a oggi l’inflazione vale circa il 36%
  • i 290 milioni di lire pagati allora, corrispondevano a circa 150 mila euro
  • ottengo così: 150.000 + 36% = 204.000 di valore ipotetico attuale
  • il perito stima che la casa valga 180 mila euro
  • quindi calcolo: 204.000 (valore ipotetico rivalutato) – 180.000 (valore effettivo) = 24.000 euro
  • 24.000/204.000 che corrisponde a circa all’11% di perdita netta

In pratica, il baldanzoso signore convinto di aver “guadagnato” il 20%, in realtà è proprietario di un immobile che ha perso l’11% del suo valore originario.

E nel caso avesse acceso un mutuo per pagare quella casa, la perdita risulterebbe perfino superiore.

L’inflazione, un tarlo silenzioso

Certo quel signore sul treno oggi ha un immobile da vendere, i ricordi e le esperienze vissute in famiglia, l’inestimabile valore affettivo che ognuno di noi attribuisce alla propria casa. Possiede tutto questo, tranne che un buon investimento.

Perché l’unico vero appunto che avrei voluto fare ai due signori, era proprio questo: attenzione a non confondere un bisogno con il concetto di investimento.
La scelta di acquistare una casa in cui vivere con la propria famiglia, non sempre segue la logica dell’investire, cioè l’allocazione di un capitale che sia in grado di restituire un valore maggiore futuro, al netto ovviamente dell’inflazione.
Ed eccola qua la parolina magica: inflazione, quel tarlo silenzioso che spesso ci dimentichiamo di considerare quando facciamo le nostre valutazioni finanziarie in maniera approssimativa e superficiale.

Che cosa intendo?
Facciamo un esempio:

  • Marco ha 26 anni nel 2006 quando riesce ad ottenere il suo primo lavoro stabile. La sua RAL (Retribuzione Annua Lorda) è di 30.000 euro.
  • Nel 2020, ha già cambiato due volte datore di lavoro, avanzando di carriera ricoprendo ruoli di maggiore responsabilità. Ha ottenuto alcuni aumenti di stipendio, riuscendo a portare la sua RAL attuale a 40.000 euro, cioè 10.000 mila euro in più.
  • Dopo 14 anni, la sua RAL è cresciuta circa del 33%
  • Il suo potere d’acquisto però non è aumentato di pari passo del 33%, ma solo del 14%, poiché dal 2006 ad oggi, l’inflazione è cresciuta di circa il 19%, erodendo buona parte dei suoi aumenti (33%-19%=14%).

Questo tipo di considerazione sembra ovvia quando ci si prende il giusto tempo per rifletterci, ma non è sempre così scontata quando facciamo scelte e prendiamo decisioni nella nostra quotidianità. Considerare il valore del denaro stabile nel tempo è un bias cognitivo che ci porta sempre a fare valutazioni errate.

Cos’è l’inflazione?

Possiamo definire l’inflazione come l’aumento progressivo del livello medio dei prezzi dei beni e dei servizi, ma anche la diminuzione graduale del potere di acquisto della moneta, quindi del suo valore di mercato.

L’inflazione viene espressa con un tasso che rappresenta la variazione percentuale media dei prezzi di un mercato su base mensile o annuale.

In Italia è l’ISTAT ad occuparsi della rilevazione periodica dei prezzi che viene usata per calcolare il tasso di inflazione. Lo fa, come noto, selezionando e monitorando un numero cospicuo di prodotti e servizi, che rappresentano le scelte di consumo più diffuse tra la popolazione residente in Italia.

Il paniere viene rivisto ed aggiornato annualmente: nuovi prodotti e servizi vengono inclusi, mentre altri meno richiesti od obsoleti, vengono esclusi. 

Come si calcola l’inflazione?

Facciamo un esempio con dei prezzi fittizi, per capire come si calcola l’inflazione.

  • Simuliamo di avere paniere di soli tre beni: pane, latte e benzina.
  • Rileviamo i prezzi a gennaio 2019 poi a gennaio 2020 e otteniamo questi valori medi.
Prodotti Gennaio 2019 Gennaio 2020 Variazione Annua %
Pane 4,00€ / Kg 4,50€ / Kg +12.5%
Latte 1,20€ / lt 1,30€ / lt +8,3%
Benzina 1,40€ / lt 1,46€ / lt +4,2%
Inflazione media +8,3%

L’inflazione annua media sui tre prodotti, calcolata su un anno, risulta quindi dell’8,3%.

L’inflazione “personale”

È evidente come il tasso di inflazione sia un valore rappresentativo dell’aumento dei prezzi generico, utile per monitorarne l’andamento nel tempo, ma non sufficiente per rappresentare le tendenze dei prezzi di singole categorie di beni e servizi, che seppur correlate tra loro, hanno andamenti e fluttuazioni indipendenti.

Così se faccio l’autotrasportatore, l’aumento del gasolio inciderà maggiormente sulla mia economia rispetto all’aumento del mangime per cani.

Se in famiglia siamo vegetariani, l’aumento della carne di manzo e di pollo, non avrà un rilievo diretto sulla nostra spesa al supermercato.

Se sono celiaco, un aumento considerevole di prezzo dei prodotti alimentari di cui mi nutro inciderà tantissimo sul mio reddito.

È importante comprendere anche questo aspetto, perché non sempre il tasso di inflazione medio è sufficiente per rendersi conto di quanto il nostro potere d’acquisto stia calando nel tempo, poiché esso è strettamente correlato al nostro stile di vita e alle scelte di consumo.

La scaltrezza finanziaria degli italiani

Ben il 76% degli Italiani sono particolarmente intolleranti al rischio e il 63% alle perdite (fonte CONSOB). E molti, soprattutto quelli delle generazioni più mature che possiedono somme cospicue, preferiscono lasciarle ferme sul conto corrente anziché investirle. Prevale la scelta – illusoria – di accantonare e immobilizzare i risparmi, per preservarli nel tempo evitando di esporli al rischio di un investimento.

Sia l’ABI, sia la Banca d’Italia confermano che nel 2019 sui conti correnti italiani sono rimasti fermi più di 1400 miliardi di euro. Una cifra impressionante pari al 58% del debito pubblico italiano (2.409 miliardi al 31 dicembre 2019).

Questa cifra è persino cresciuta rispetto all’anno precedente, perché molti hanno preferito un approccio conservativo, evitando di investire in una situazione di tassi negativi ed alta volatilità.

Inflazione significa essere povero …
… con tanti soldi in tasca.

Ugo Tognazzi

Negli anni ’70, il noto comico Ugo Tognazzi, scherzando sulla galoppante inflazione italiana dell’epoca, disse: “Inflazione significa essere povero con tanti soldi in tasca”.

Sebbene con l’entrata nell’euro l’inflazione sia stata tenuta sotto controllo, con tassi inferiori al 4%, la battuta di Tognazzi mantiene ancora una sua verità.

Se nel gennaio 2010, avessimo lasciato 100.000 euro su un conto a zero interessi e zero spese, al gennaio 2020 il nostro deposito si sarebbe svalutato dell’11%. In altre parole, è come se sul conto 10 anni fa avessimo versato 89.000 euro e non 100.000.

Eppure, questa percezione, non c’è nella maggioranza dei nostri concittadini. Vedere sul resoconto della propria banca, la stessa cifra, che anno dopo anno non cambia, ci dà l’illusione che nulla stia succedendo ai nostri soldi, che siano al sicuro, ma come abbiamo visto non è affatto così.

Al contempo però, se si suggerisse di investire quei 100.000 euro, diversificandoli in un portafoglio con un rendimento medio atteso del 5% annuo sul lungo termine, con una percentuale di rischio del 10% sul capitale, il 76% degli italiani rifiuterebbe.

La paura di dover contabilizzare delle “possibili” perdite attraverso quegli investimenti farebbe preferire invece il solo deposito, che come abbiamo visto genererebbe delle “sicure” perdite pari all’inflazione.

Ed è proprio qui che la famosa scaltrezza italiana di cui tanto ci vantiamo, dovrebbe manifestarsi facendoci comprendere l’assurdità di una tale scelta.

Purtroppo, però, non succede, perché la necessaria consapevolezza e quella indispensabile cultura finanziaria che servirebbero, non appartengono ai più. Così come era evidente nella conversazione tra i due signori sul treno.

Conclusioni

Il denaro come il corpo umano ha bisogno di cura per essere efficiente.
I medici dicono che per vivere bene e a lungo serve solo un po’ di buon senso e poche regole: volersi bene, nutrirsi bene, e un po’ di movimento, in maniera moderata, a tutte le età.

Così per difendere e proteggere i propri soldi dall’inflazione, dalle speculazioni, dai rischi geo-politici ed ambientali, la scelta non può che essere simile:

  • una buona pianificazione familiare
  • il “movimento moderato” dei nostri capitali, investiti con buon senso sul medio e lungo termine
  • il miglioramento continuo della propria cultura finanziaria e delle proprie competenze sui temi economici, magari partendo proprio dal concetto di inflazione e dalle sue implicazioni

In fondo siamo italiani e la finanza è una “scoperta” che molti di noi devono ancora fare. Ma una volta che ci si mette di impegno, i vantaggi diventano concreti e non se ne può più fare a meno.

Nota:

Per calcolare il valore dell’inflazione in un qualsiasi periodo dal 1947 ad oggi, l’ISTAT ha messo a disposizione un semplice calcolatore chiamato Rivaluta. Ci si può divertire facendo delle simulazioni accedendo a questo link.

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Giovanni Cuniberti

Giovanni Cuniberti

Consulente finanziario fee only, Esperto di mercati Docente a contratto dell'Università di Torino

Il mio obiettivo è aiutare le persone ad avere maggiore consapevolezza dei propri investimenti.
Mi impegno per la diffusione di una cultura finanziaria utile alla serenità delle famiglie e affianco i miei clienti nelle decisioni di investimento a protezione e difesa dei loro patrimoni.