Risparmiare bevendo un caffè in più
Anche se il risparmio delle famiglie è in calo da 15 anni, gli italiani rimangono un popolo di risparmiatori. Rispetto ad altre economie, l’esposizione al debito privato rimane bassa e la tendenza ad accantonare delle somme è ancora una costante socio culturale che ci contraddistingue.
Eppure la modalità di risparmio degli Italiani non è fruttuosa perché basata più sul concetto di “privazione” rispetto a quello di “efficienza”.
Forse per una distorsione di alcuni fondamentali cattolici, interpretiamo il risparmio principalmente come “la giusta rinuncia al superfluo”.
Così, i più esemplari preferiscono fare colazione a casa anziché al bar, comprano abiti solo in saldo, bevono l’acqua del rubinetto anziché acquistare bottiglie di plastica costose e inquinanti. Tutte scelte condivisibili ed esemplari quando mirate al risparmio e alla sostenibilità. Un approccio che definirei più “passivo” e proiettato al presente.
In termini di impatto finanziario, però non ci si può fermare qui, poiché sono altre scelte che sul lungo periodo determinano in maniera significativa l’efficienza del nostro risparmiare.
Vivere in affitto o acquistare un immobile, possedere un’automobile o muoversi in maniera alternativa, stabilirsi in un luogo per pochi anni o per una vita, stimare spese sanitarie di prevenzione o pagare al bisogno, verificare l’esigenza di formazione professionale nel tempo, etc…
Ecco perché serve un approccio “attivo” al risparmio, che non si basi solo sulla rinuncia o sulla privazione, ma sulla valutazione complessa nelle scelte di spesa in prospettiva futura.
Perché un futuro costruito su scelte consapevoli, ha migliori possibilità di chiamarsi “avvenire”, anche se ci facciamo un caffè in più al bar.
Giovanni Cuniberti
Consulente finanziario fee only, Esperto di mercati e Docente a contratto dell'Università di Torino
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