Spread: osserviamo ciò che conta davvero

Spread. Che mi trovi in università o in ufficio, in palestra o al supermercato questa parola è sulla bocca di tutti. Spread, che nelle conversazioni da bar diventa la misura di quanto l’Italia sia a rischio.
Facciamo un passo indietro però per vederci chiaro: lo “spread” è il differenziale di rendimento fra titoli di stato a tasso fisso di due nazioni con scadenza 10 anni. Nella nostra quotidianità, è quello riferito a titoli italiani in raffronto a quelli tedeschi. Di conseguenza più si ampia lo spread più nel fattor comune si ritiene che aumenti il “rischio Italia”.
In realtà per un investitore attento, il vero osservato speciale non deve essere lo spread (a noi italiani interessa solo in parte quale sia il rendimento tedesco), ma il rendimento del BTP a 10 anni.
Infatti, più questo sale, più le nuove emissioni di titoli di stato sono costose per l’Italia che dovrà emettere BTP con cedole più alte che gravano maggiormente sul debito pubblico:
– sotto il 2,5% di rendimento del Btp decennale, il “costo” per lo stato è sostenibile
– fra il 2,5% ed il 3,6% è gravoso
– sopra il 3,7% non è sostenibile, pesando gravemente sul debito, sui contribuenti (e quindi… nelle nostre tasche).
Se vuoi controllare tu stesso clicca qui (il rendimento oggi, 26 giugno 2019, è al 2,17%).

Giovanni Cuniberti
Consulente finanziario fee only, Esperto di mercati e Docente a contratto dell'Università di Torino
Mi impegno per la diffusione di una cultura finanziaria utile alla serenità delle famiglie e affianco i miei clienti nelle decisioni di investimento a protezione e difesa dei loro patrimoni.
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