Educazione finanziaria: la strada per un futuro migliore

26 Mag 2022 | Investimenti

Quanto è importante avere un’adeguata cultura finanziaria? Il mio intervento a TOL Expo. 

Recentemente ho avuto il piacere di intervenire a TOL Expo – il maggiore evento italiano dedicato al trading e agli investimenti – in cui ho parlato di mercati e cultura finanziaria, argomenti che mi stanno particolarmente a cuore.

Ho introdotto il mio discorso riportando una delle frasi più comuni che sento pronunciare quando si parla di economia e finanza: “Ah, io non ci capisco niente, ma tanto ci sono le banche e i consulenti finanziari”.

In parte è vero: è giusto e saggio scegliere un consulente o appoggiarsi a una banca, perché gli stessi possano rappresentare una guida verso gli investimenti più adeguati. Sono anche convinto, però, che ognuno di noi debba essere padrone delle proprie scelte, e questo significa innanzitutto definire i propri obiettivi e progetti futuri, avendo consapevolezza di ciò che serve per raggiungerli.

In termini di educazione finanziaria l’Italia è al penultimo posto tra i Paesi del G20 e ultimo tra i paesi del G7: situazione a dir poco disastrosa.

In un mondo che cambia velocemente, non ci si può permettere di ignorare le basi per gestire con consapevolezza il proprio patrimonio oppure, ancora peggio, non capire come stanno operando i professionisti a cui si è deciso di affidarlo.

Come vivere sereni e affrontare l’incertezza sul futuro: educazione finanziaria nelle università

La condizione attuale è quindi preoccupante, soprattutto nel nostro paese, con le nuove generazioni che possiedono basi finanziarie molto scarse. Come possiamo rimediare?

Partiamo da un presupposto inoppugnabile: avere una buona cultura finanziaria rappresenta un enorme vantaggio per affrontare i periodi di turbolenza che colpiscono ciclicamente l’economia. Di base le nuove generazioni hanno una capacità reddituale inferiore rispetto a quella delle generazioni precedenti. Se vogliono preservare ciò che di importante hanno lasciato in eredità nonni e genitori, è necessario che comprendano con lungimiranza le esigenze personali e familiari, per riuscire a tradurle in un percorso di investimento adeguato. Allo stesso tempo, un giovane che percepisce uno stipendio regolare deve essere in grado di risparmiare e investire correttamente, in modo da poter pianificare il proprio futuro e raggiungere quella consapevolezza finanziaria che gli permetterà di affrontare la vita con maggiore serenità.

Anni di esperienza nel settore finanziario e di docenza all’Università di Torino mi hanno portato a pensare come soluzione ideale quella di divulgare i concetti essenziali, in materia di economia e finanza, a partire dalle università.  Ciò significa insegnare la cultura finanziaria non solo nella facoltà di Management ed Economia – dove c’è già una propensione proattiva verso questo argomento – ma estenderla a tutte le altre facoltà italiane. Si potrebbero organizzare seminari in ogni ambito universitario, eventi in cui condividere riflessioni, strategie e concetti su temi complessi, con l’obiettivo di rendere gli studenti più competenti e pronti al mondo del lavoro.

La mente aperta dei giovani consente loro di apprendere più agevolmente i complessi meccanismi del nostro settore, anche se questo non significa che i più attempati non possano rivedere la propria gestione patrimoniale. Educarsi finanziariamente è sempre possibile. L’obiettivo della mia idea è quello di rendere l’educazione finanziaria accessibile a una platea più ampia di persone e svincolarla dalla sola comprensione degli addetti ai lavori.

Spesso a noi consulenti viene posta una domanda eloquente, dettata proprio dalla diffusa mancanza di cultura finanziaria: “Come faccio a guadagnare senza rischiare?”. La risposta è “non puoi”, ma di certo si può fare in modo di approfondire la conoscenza di questi rischi, in modo da prevederli e gestirli al meglio.

Ecco perché ritengo importante stimolare un percorso formativo di educazione finanziaria, volto a comprendere che il guadagno è solo l’ultimo tassello di un processo.

Le principali figure del mondo della finanza 

Un aumento della cultura finanziaria finisce, per osmosi, per toccare anche l’ambito lavorativo. Le opportunità di lavoro nel settore economico e finanziario sono in crescita, nonostante la situazione generale degli ultimi anni abbia provocato non poche difficoltà nel mercato professionale. Conoscere il contesto e le prospettive di sviluppo di eventuali impieghi per il futuro diventa quindi essenziale.

Sono infatti sempre di più le professioni richieste in ambito finanziario. Ecco le principali:

  • l’analista (figura ricercatissima dal mercato finanziario) che si distingue in:
  • finanziario, studia i bilanci, scova il vantaggio competitivo dell’azienda e valuta se è duraturo nel tempo;
  • finanziario quantitativo, elimina la componente psicologica dalle scelte d’investimento, basandosi su un approccio legato ai numeri;
  • il gestore, colui che fa le scelte di investimento dopo aver letto e studiato le analisi dell’analista finanziario. Solitamente gestisce i fondi di investimento;
  • il trader (sempre meno presente in Italia), colui che effettua compravendita di strumenti finanziari – azioni, obbligazioni, derivati – sulle borse valori e su mercati mobiliari;
  • il private banker, che lavora come dipendente nelle banche o nelle società di investimento, fornendo consulenza ai clienti;
  • il consulente finanziario, che a sua volta si distingue in:
  • consulente abilitato all’offerta fuori sede (ex promotore finanziario), promuove un servizio o uno strumento finanziario ed è pagato in funzione dei prodotti che riesce a collocare;
  • consulente autonomo, fornisce consulenza di investimento e viene pagato a parcella dal cliente e non dalle retrocessioni che ottiene dai prodotti venduti.

Migliorare la cultura finanziaria significa anche fare chiarezza attorno a queste figure professionali, per evitare che troppa confusione finisca per generare nel cliente sfiducia
e insicurezza.

Nell’esperienza che ho accumulato, prima come trader e poi come consulente finanziario, mi sono convinto di quanto fosse indispensabile separare la sfera della consulenza – basata su un rapporto di fiducia e sul confronto continuo – da quella della gestione. Per questo ho creato creando un ufficio studi che sceglie l’investimento a seconda del profilo e degli obiettivi del cliente.

Ritengo che una pianificazione strategica, con una perfetta suddivisione di ruoli e competenze sia di certo la soluzione migliore.

 

Il fallimento della diversificazione. Come rimediare?

Acquisire maggiore cultura finanziaria significa anche avere più strumenti per impostare strategie ottimali. Un fenomeno diffuso tra i consulenti finanziari, per esempio, è la diversificazione degli investimenti (o asset allocation). Diversificare significa costruire un portafoglio, investendo in tipologie differenti di attività, con lo scopo di minimizzare i rischi e massimizzare i profitti. 

Attenzione però, “diversifica così riduci il rischio” non è una regola universale: una eccessiva diversificazione potrebbe infatti rappresentare uno svantaggio. Negli ultimi anni, durante le grandi crisi, non sempre il mercato obbligazionario è salito contestualmente al calo del mercato azionario, e viceversa. Non esiste una legge scritta, per questo è necessario essere sempre vigili sui mercati: se diversifico molto, rischio di avere drawdown considerevoli.

Nelle mie strategie di investimento su medio-lungo periodo preferisco invece avere un approccio più equilibrato, suddividendo il patrimonio in due parti: la parte investita, nella quale diversifico gli approcci e le strategie e la parte di liquidità, che tengo pronta a trasformarsi in investimento nei momenti di ripresa e rilancio economico.

Switchare dalla componente investita a quella di liquidità rappresenta l’unico vero modo per gestire il rischio in maniera semplice ed efficace.

Se lasciamo che la nostra liquidità resti passiva, questa diventerà un asset negativo, perché l’inflazione andrà a erodere il nostro potere d’acquisto. Si immagini chi ha investito il 100% del proprio portafoglio poco prima del Covid: in questo caso, nei mesi successivi, l’assenza di liquidità gli ha impedito di sfruttare occasioni straordinarie di investimento.

Qualunque tipo di approccio – lavorativo o personale – si decida di seguire, ignorare lo scenario attuale è da incoscienti. Il futuro è incerto per definizione, ancor più in questi mesi di eventi sociopolitici eclatanti, che rendono davvero difficile prevedere dove saranno i mercati domani o tra sei mesi. Per non farsi sorprendere è sempre bene avere una strategia che sappia resistere agli scossoni e che consideri sempre il contesto politico-economico nel suo complesso.

Giovanni Cuniberti

Giovanni Cuniberti

Consulente finanziario fee only, Esperto di mercati e Docente a contratto dell'Università di Torino

Il mio obiettivo è aiutare le persone ad avere maggiore consapevolezza dei propri investimenti.
Mi impegno per la diffusione di una cultura finanziaria utile alla serenità delle famiglie e affianco i miei clienti nelle decisioni di investimento a protezione e difesa dei loro patrimoni.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *