Un “vecchio” modello per costruirsi il futuro
Cosa dovrebbe fare un giovane laureato per costruirsi un futuro più sereno? Quali consapevolezze sono necessarie per i Millenials? Cosa dovrebbero capire genitori del presente che vivono i loro figli?
Per un giovane adulto, ci sono tre scelte da prendere il prima possibile, per cercare di assicurarsi un’esistenza decorosa per tutto l’arco della propria vita.
La prima è scegliere di essere attivi lavorativamente per generare un reddito.
La seconda è scegliere una via al consumo sobrio e consapevole, che sia sempre coerente con i propri obiettivi di risparmio.
La terza è costruirsi una solida cultura finanziaria che consenta di pianificare e gestire i propri risparmi, per proteggere e incrementare la propria ricchezza.
Il ciclo vitale di Modigliani
Tra il 1950 e il 1954, Franco Modigliani, l’unico economista italiano a vincere un premio Nobel (1984), sviluppò insieme all’economista americano Richard Brumberg il modello teorico del “Ciclo vitale.
La teoria del ciclo vitale è un modello di sintesi che, sebbene risulti datato per rappresentare la realtà dei nostri anni, è ancora più che valido per spiegare la relazione tra reddito, risparmio e consumo delle persone, dall’inizio della vita lavorativa fino agli anni della vecchiaia.
Modigliani affermava che: gli individui aspirano razionalmente a massimizzare il proprio benessere cercando di mantenere un profilo di consumo (spesa) il più possibile costante per tutto l’arco della vita.
La propensione al risparmio è quindi legata all’entità dei flussi di reddito, e dalla scelta consapevole di trasferire parte di questo dai momenti di prosperità (vita lavorativa), a quelli di disagio (pensionamento).
Il risparmio accumulato va così a generare quella ricchezza che verrà poi utilizzata nella fase finale della vita, consentendo di mantenere invariato il livello di consumo, quando i flussi di reddito saranno assenti o ridotti.
I presupposti della teoria
La teoria presuppone(va) alcuni elementi:
- un reddito permanente
- l’accesso ad un mercato del credito (grazie al quale soprattutto in gioventù si possa finanziare un livello di consumo non sostenibile altrimenti)
- una vita adulta suddivisa in due fasi: lavorativa (attiva e indipendente) e di vecchiaia (lavorativamente inattiva e con un pensionamento)
Si deduce così che gli individui:
- Agli inizi della loro carriera lavorativa, possono chiedere prestiti per sostenere i loro livelli di consumo (per acquistare ad esempio: un’auto, una casa o un percorso di alta formazione).
- Negli anni della maturità professionale, potendo disporre di redditi più elevati, riescano a saldare i debiti di gioventù e risparmiare per accumulare ricchezza per gli anni della pensione.
- Negli anni della vecchiaia, possano utilizzare la ricchezza da loro accumulata per mantenere i livelli di consumo raggiunti, compensando la riduzione del reddito che caratterizza gli anni di pensionamento con assenza di attività lavorativa.
Dal dopoguerra a oggi, cosa cambia?
Questa sintesi e i suoi presupposti non sono però oggi così lineari come negli anni del dopoguerra, quando la teoria fu formulata.
Come elaborato da Luca Ricolfi nel suo libro “La società signorile di massa”, la realtà italiana denota da alcuni anni alcune peculiari caratteristiche:
- il numero di coloro che non lavorano ha superato il numero di quelli che lavorano
- l’accesso a consistenti livelli di consumo è diventato di massa
- l’economia è da anni stagnante e non cresce più
Questi tre fattori hanno un diretto impatto sulla narrazione che si può oggi sviluppare sulla teoria del ciclo vitale di Modigliani.
Prendiamo in considerazione le ultime generazioni: i Millennials e la Generazione Z, cioè tutti coloro che sono nati dal 1980 fino al primo decennio dei 2000. Si possono rilevare alcune differenze rispetto alla realtà del dopoguerra, quando Modigliani formulò la sua ipotesi. Andiamo a scoprirle.
Livelli di consumo
Le ultime generazioni sono contraddistinte da profili di consumo elevati, in quanto già adottati dalle famiglie di provenienza.
La certezza di un tetto sotto il quale mangiare e dormire, l’accessibilità agli studi superiori fino alla laurea, la possibilità uno stile di vita più consumistico, definiscono un netto miglioramento di queste generazioni se raffrontato a quelle precedenti.
Ma questo buon livello di consumo ha alzato gli standard e quindi per un giovane è diventato sempre più difficile rendersi indipendente potendo mantenere o accedere in pochi anni, al profilo di consumo raggiunto con la propria famiglia di origine.
Il reddito e il lavoro
L’alto livello di scolarizzazione e la “relativa” ricchezza di provenienza delle famiglie, ha generato sia nelle giovani generazioni, sia nei loro genitori, delle aspettative piuttosto elevate circa l’accesso al lavoro, sia in termini di retribuzione, sia in termini di ruoli da ricoprire.
Queste aspettative non trovano purtroppo riscontro nella realtà italiana: fatta di bassi salari, scarsità di posizioni lavorative di alto profilo e precarietà dei contratti.
Si tende così a rimanere in un limbo, in attesa di un posto in linea con gli studi o lo standard familiare, rinunciando consapevolmente ad opportunità di lavoro disponibili, ma che offrono magari mansioni più umili, faticose o semplicemente a basso salario.
Nel mentre, i più intraprendenti (o fortunati) continuano a formarsi perché convinti che un livello di educazione più elevata garantirà loro profili lavorativi migliori. Altri ancora decidono di cercare un lavoro più qualificato all’estero, riuscendoci a volte, ma non sempre.
È importante comprendere che ciò può avvenire grazie ad una “rendita” familiare che continua a compensare il mancato reddito personale.
Rendita che ovviamente ha forme ed entità molto differenti: dalla semplice e umile pensione di un genitore ex operaio, alle consistenti rendite da patrimoni e capitali di quelli più abbienti e fortunati.
La ricchezza
Con presupposti di consumo elevato e redditi bassi e discontinui, è logico affermare che oggi sia più difficile rispetto al passato, accumulare ricchezza generandola dal solo reddito da lavoro.
Ed è altrettanto ovvio, affermare che esista una “ricchezza” familiare costruita dalle generazioni precedenti, che come una bombola ad ossigeno, permette alle generazioni più giovani di respirare “a credito”.
Pensionamento e sanità pubblica
Questa condizione di possibile rendita, legata alla ricchezza familiare, è però temporanea e verrà meno nei prossimi due o tre decenni.
Il calo demografico italiano (causato dalle poche nascite e dall’aumento dell’aspettativa di vita), gli alti tassi di disoccupazione e ancor di più, una bassa produttività cronica tipica italiana, metteranno in seria crisi il sistema previdenziale e sanitario pubblico.
Infatti, i costi dell’assistenza sanitaria tenderanno a crescere con le necessità di welfare della popolazione nella terza e quarta età sempre più numerosa.
Mentre il sistema pensionistico, che di fatto ridistribuisce i contributi dei lavoratori attivi a quelli non attivi, vedrà un sempre più significativo calo dell’ammontare di risorse, dovute al calo di occupati e dei loro reddito medio – fenomeno già consistente ed osservabile in questo ultimo decennio.
Ognuno è figlio del suo tempo, ognuno è complice del suo destino Francesco De Gregori – da “Vai in Africa Celestino!”
Come affrontare il futuro (la mia modesta proposta)
“Ognuno è figlio del suo tempo, ognuno è complice del suo destino” cantava qualche anno fa Francesco De Gregori.
Questo significa che non possiamo né rimpiangere né negare le condizioni di un passato che non ci è appartenuto, poiché siamo figli del nostro presente e delle sue peculiarità (vantaggi e svantaggi inclusi), con cui necessariamente dobbiamo avere a che fare.
Possiamo però condizionare il nostro futuro, facendo le giuste ed opportune scelte a partire da oggi. Scelte che vanno contestualizzate nel nostro presente e nella nostra realtà, che osserviamo essere profondamente cambiata rispetto a qualche anno fa.
Le scelte da prendere, a cui faccio riferimento, sono queste:
- Indipendentemente dal proprio percorso formativo e dal livello di scolarizzazione raggiunto, è sempre una scelta di buon senso preferire di essere attivi lavorativamente rispetto al non esserlo.
Soprattutto se le condizioni economiche della nostra famiglia ce lo consentono, scegliere di accettare un lavoro, anche se non fosse quello sperato, o che non è strettamente necessario per “sopravvivere”, ci consente di accumulare sia preziosa esperienza professionale, sia un reddito che, seppur basso, può essere quindi totalmente, o quasi, risparmiato.
- Riformulare le proprie e le altrui aspettative in termini di percorso di carriera atteso – e sottolineo “il percorso”, non necessariamente la meta.
Come molte storie di successo raccontano, si può raggiungere uno status più elevato anche partendo dai lavori più umili. Del resto, è proprio quello che probabilmente hanno fatto i nostri nonni e genitori.
- Accettare il fatto che si possano, e si debbano, ridimensionare verso il basso le proprie necessità di spesa. E questo può valere a tutti i livelli, sia a chi ha molto, sia a chi a meno.
Abbiamo visto che il livello di consumo è ciò che impatta maggiormente la capacità di risparmio e quindi la possibilità di generare ricchezza nel lungo periodo.
Da Ingvar Kamprad a Warren Buffet, le storie di multimiliardari che hanno scelto una vita sobria e morigerata, con un profilo di consumo ben al di sotto delle loro possibilità, ci insegna qualcosa.
- Avere continua consapevolezza dell’andamento delle proprie finanze e dei propri bisogni, sia quelli presenti sia quelli futuri, per gestire al meglio il proprio risparmio.
Le voci e i gli obiettivi che non possono mancare sono relativi a:
- assicurazione integrativa sanitaria (perché la salute è incerta, con costi in aumento)
- previdenza integrativa (perché non si può più contare sulla sola pensione pubblica)
- risparmio assicurativo su beni e finanze
- investimenti di lungo periodo e risparmio ricorsivo per accumulare ricchezza sfruttando l’interesse composto
- Costruirsi e sviluppare una solida cultura economica e finanziaria. È indispensabile per due ragioni: l’assodata certezza dell’assistenza di Stato si sta dissolvendo e dobbiamo essere i primi ad avere cura di noi stessi; gli equilibri socioeconomici della nostra quotidianità sono più complessi e non dobbiamo esserne in balia, ma comprenderli e conviverci al meglio delle nostre possibilità.
Inoltre, è probabile che si debba gestire prima o poi una piccola o grande ricchezza (patrimoniale e/o finanziaria), che nonni e genitori avranno lasciato in eredità. Farlo con la giusta preparazione e l’aiuto di professionisti, può contribuire con successo alla propria serenità futura.
Conclusioni
Il modello del ciclo vitale di Modigliani e Brumberg consente di raffigurare come e perché è opportuno sfruttare l’energia e gli stimoli che il primo tempo della nostra vita ci mette a disposizione, per assicurarci di poter giocare il secondo tempo con la giusta serenità, se possibile a risultato acquisito.
Il contesto socioeconomico italiano ha generato un’interdipendenza tra le generazioni più vecchie con quelle nuove. Questo fenomeno non può essere più visto come un mero effetto temporaneo, ma come una condizione presente che va condivisa e pianificata in famiglia.
Le generazioni più vecchie devono riconoscere che le condizioni passate non esistono più, così come le soluzioni che si sono sempre adottate.
A quelle più giovani è richiesta invece una maggiore consapevolezza sulla propria reale condizione. Un ritorno forse a riformulare il significato di impegno, attingendo proprio dai valori del passato.
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Giovanni Cuniberti
Consulente finanziario fee only, Esperto di mercati Docente a contratto dell'Università di Torino
Il mio obiettivo è aiutare le persone ad avere maggiore consapevolezza dei propri investimenti.
Mi impegno per la diffusione di una cultura finanziaria utile alla serenità delle famiglie e affianco i miei clienti nelle decisioni di investimento a protezione e difesa dei loro patrimoni.
Gran bell’articolo! E poi De Gregori è sempre De Gregori. Sono d’accordo sulla tua “modesta proposta” ma la situazione attuale porta a degli estremi che diventano consuetudine. Un mio amico, 56 anni ex consulente abitante in centro Italia, rimasto senza lavoro da due anni fa il bibliotecario part-time nel paese vicino al suo. Stipendio… 180 euro al mese. Per sua fortuna ha risparmi da cui attingere. Se fai un passo over 50 entri in una spirale da cui è difficile uscire, mentre i giovani si trovano la concorrenza delle generazioni più anziane e si offrono gratis pur di fare curriculum.
Ben venga anche l’idea di sviluppare una solida cultura finanziaria ma sappiamo che i mercati e le dinamiche economiche stanno raggiungendo livelli di complessità tale che il risparmiatore “medio” da solo non può farcela. Il mese dell’educazione finanziaria è stata una bella iniziativa ma poi muore lì…